Segni su carta a metro

PROVOCAZIONI IRONICHE"

Arte come azione negli interventi di Grigolon alla Sala Comunale

Nella sala Comunale di Piazza dell'Unità d'Italia rotoli allegri di carta colorata e dipinta si snodano nello spazio grigio e amorfo della galleria, per ravvivarlo e per invitarci ancora a considerare l'arte come azione. Sono gli interventi di Renzo Grigolon, gradese di nascita e veneziano per formazione all' Accademia, aperto alle istanze del laboratorio politico e culturale degli anni settanta, oggi docente presso l'istituto statale d'arte di Trieste.

L'artista raccoglie le sue precedenti esperienze di teatro e animazione, riproponendole con fiducia su questa sorta di bande magnetiche volatili che raccolgono gli scarti della fantasia; Le carte sembrano scorrere infinite sul pavimento come rotoli domestici. "dieci piani di morbidezza" recita una pubblicità ben nota: "Dieci chilometri di segni e colori", potrebbe rispondere divertito l'artista.

Ma l'arte non é uno scherzo: casomai é un gioco, come l'aveva intuito Augusto Cernigoj, che nella stessa galleria aveva posto quasi vent'anni orsono, le vecchie cassettine di legno della carta igenica all'interno del suo collage pop. Una provocazione gentile , come quella odierna, e analogamente condotta sul filo dell'ironia , ma trasferita all'interno dell'opera, per farla più durevole e più pungente. Grigolon separa, invece i due momenti: da una parte l'intervento effimero, dall'altra le opere vere e proprie. E la cesura gioca forse a svantaggio dell'artista più giovane, che isola il momento del gioco da quello della costruzione del quadro delimitando i rispettivi campi d'influenza. Sulle pareti della galleria.

Sulle pareti della galleria Grigolon lascia quelle che Gianfranco Sgubbi, nella sua presentazione alla mostra, identifica come "tracce". Le tavole dell'artista si organizzano in una successione di campiture colorate e trasparenti, impronte cromatiche generate da inchiostri sintetici piuttosto che superfici compatte di materia pittorica. Queste zone di colore, leggere come tempere o affreschi, sono contraffortate da sequenze regolari di sottili elementi plasticogeometrici: sono le vere e proprie tracce di progetto che si ritira nello spazio minimale della superficie del quadro e che non si estende più nel contesto culturale e visivo di un ambiente sociale restio ad organizzarsi in una forma in divenire.

Le tavole si presentano , quindi come "pattern" di un progetto mentale che conserva ancora un rigore i segni di un rigore di metodo, ricondotto alla dimensione di un'esperienza soggettiva. La struttura iterata ribadisce l'idea dell'opera come processo e non come risultato finale e definito, lasciando la porta aperta a diverse interpretazioni. Le velature cromatiche suggeriscono un'immagine allusiva fatta di puro colore, un eco lontana e circoscritta  dalle campiture sfrangiate di Santomaso, con cui Grigolon studiava all' Accademia veneziana. I piccoli segni posti a commento dell'opera forniscono la legenda della carta geografica interiore dell'artista e non si lasciano, perciò definire in modo univoco e certo. Il dialogo moderno tra astrazione e liricità si ripete ancora una volta, con parole elementari e accorate

LAURA SAFRED   "il Piccolo" TS   03/09/'91